Sabato 7 maggio si è svolto a Roma il direttivo nazionale Unagipa, aperto all’assemblea degli iscritti, a tutti i colleghi ed ai rappresentanti delle altre organizzazioni della magistratura di pace ed onoraria (si ringraziano, in particolare, i colleghi di Federmot, Angdp e Udgdpo per la loro partecipazione ed i loro interventi).
La discussione si è incentrata sulla legge delega di riforma approvata il 28 aprile scorso dal Parlamento, pubblicata in G.U. il 29 aprile ed in vigore dal 14 maggio.
Sono stati esaminati tutti gli aspetti della riforma, evidenziandosene le disposizioni positive, quelle negative e quelle “critiche”, ossia suscettibili di essere attuate con margini di discrezionalità troppo ampi dal Governo.
E’ stato, in primo luogo, eseguito un esame comparato dell’originario testo approvato il 29 agosto 2014 dal Consiglio dei Ministri ed il testo definitivamente licenziato dal Parlamento, evidenziandosi, da una parte, che era precisa volontà del Ministro Orlando (più volte dichiarata nei numerosi incontri precedentemente avuti) di far passare l’originario testo entro il 31.12.2014, dall’altra, che i numerosi scioperi e le manifestazioni dell’intera categoria hanno senz’altro determinato indiscutibili miglioramenti:
a) da un testo originario che prevedeva un mandato per i sessantenni, due mandati per i cinquantenni, tre mandati per i quarantenni e 4 mandati per i trentenni (ossia nessuno, almeno per quanto attiene ai giudici di pace in servizio), si è passati agli attuali 4 mandati quadriennali per tutti (salvo l’aspetto negativo del limite di età a 68 anni di cui oltre);
b) da un testo originario che prevedeva, come sanzione disciplinare minima, la sospensione dal servizio e, contestualmente, la sua natura ostativa alla successiva riconferma , si è passati ad un sistema di gradualità delle sanzioni disciplinari, con reintroduzione delle sanzioni dell’ammonimento e della censura;
c) è stato introdotta la sezione autonoma del Consiglio Giudiziario, non prevista nell’originario testo, con la partecipazione, come componenti effettivi, di magistrati onorari, il cui numero dovrà essere determinato in sede di attuazione della delega;
c-bis) è stato evidenziato che la sezione autonoma del consiglio giudiziario, rispetto all’attuale sezione autonoma per i giudici di pace, aumenta considerevolmente le sue competenze, occupandosi di tutte le questioni inerenti i magistrati onorari, a partire dai bandi di concorso (indetti a livello distrettuale dalle sezioni autonome), alle ammissioni al tirocinio, alle valutazioni positive sul tirocinio, alle nomine dei magistrati onorari, alle conferme dei magistrati onorari, poteri estesi, ovviamente anche alle 4 conferme previsti per gdp, got e vpo già in servizio, ai procedimenti disciplinari, all’organizzazione degli uffici del Giudice di Pace, alla determinazione degli obiettivi rilevanti ai fini dell’acquisizione del diritto al percepimento della quota incentivante. La sezione autonoma del consiglio giudiziario diventerà l’organo verticistico, a livello distrettuale, a tutela dell’indipendenza del giudice e del buon andamento degli uffici e ad esso dovrà rispondere, di ogni suo provvedimento organizzativo o direttivo, il Presidente del Tribunale (ovvero il magistrato delegato allo svolgimento delle funzioni di coordinamento degli uffici), ferma ovviamente la decisione finale che competerà, a livello centrale, al C.S.M. (che nel 98-99% dei casi, come riscontrato da chiunque abbia avuto esperienze dirette in consiglio giudiziario, conferma le valutazioni ed i pareri formalizzati dal consiglio giudiziario).
Altri aspetti senz’altro positivi che già erano contenuti nel testo originario sono stati individuati:
d) nella tipizzazione degli illeciti disciplinari, dovendo il legislatore delegato tenere sempre a mente, in quanto compatibili, gli illeciti disciplinari previsti per i magistrati professionali dal d.lgs. n. 109/2006, quale garanzia di certezza delle condotte “censurabili” e di certezza delle contestazioni ammissibili in sede disciplinare, che dovranno necessariamente essere precise e specifiche;
e) nell’estensione anche ai magistrati onorari degli istituti dell’applicazione e dei trasferimenti per motivi organizzativi, già previsti per i magistrati professionali (il cd. magistrato distrettuale), i quali, in un’ottica ordinamentale improntata necessariamente su principi consolidati aventi rilievo costituzionale (obbligo di interpello, titolo preferenziale sulla base dell’anzianità di servizio, principio di inamovibilità del giudice se non per motivi disciplinari o temporalmente limitati, poteri inalienabili dei consigli giudiziari e del C.S.M. quali organi supremi di autogoverno a livello distrettuale e centrale, etc…), accentua l’equiparazione del magistrato onorario al magistrato professionale, rafforzando le azioni che stiamo ponendo in essere sia in Europa (denunce alla Commissione Europea; petizioni al Parlamento ed al mediatore europeo) che in Italia a livello giudiziario (azioni collettive ed individuali di imminente presentazione; vedasi oltre).
Sono, quindi, stati esaminati gli aspetti senz’altro negativi della riforma:
a) la perdita di autonomia degli uffici del Giudice di Pace, con il conferimento del potere di coordinamento ai Presidenti di Tribunale, rimarcandosi, in ogni caso, che ogni decisione organizzativa e direttiva del Presidente di Tribunale dovrà sempre passare per il vaglio delle sezioni autonome del consiglio giudiziario e del C.S.M., e che la presenza nei nostri uffici di magistrati di carriera (moltissimi magistrati professionali già stanno facendo domanda per avere dal presidente del Tribunale la delega per il coordinamento degli uffici del Giudice di pace) – per i quali, per l’appunto, la possibilità di fare carriera dipenderà soprattutto dalla loro capacità di garantire il miglior funzionamento degli uffici – rafforzerà senz’altro le nostre istanze in sede ministeriale (si pensi alle gravissime carenze di personale amministrativo, di sedi adeguate, di strumenti di lavori, di carente informatizzazione, etc…), dove, come ben sappiamo, tutti i posti dirigenziali di potere sono occupati da loro colleghi magistrati provvisoriamente collocati fuori ruolo;
b) la previsione che gli oneri contributivi, a livello previdenziale, dovranno ricadere sulle nostre tasche, in aperta violazione del principio di non discriminazione sancito da tutte le direttive comunitarie sul lavoro, violazione che ovviamente faremo valere sia in Europa (Commissione Europea) che in Italia (azioni giudiziarie), rimarcando che nel settore pubblico tutti i lavoratori versano non più del 25% dei contributi previdenziali dovuti (restando il residuo 75% a carico dello Stato o degli altri enti pubblici di appartenenza);
c) la previsione di un limite di età, pari a 68 anni, obiettivamente non sufficiente per raggiungere l’età pensionabile (attualmente fissata, sia per i magistrati che per gli avvocati, in 70 anni);
d) la previsione del parere del Consiglio dell’ordine degli Avvocati in sede di conferme che lede gravemente il principio di indipendenza del giudice.
Nessun dubbio, alfine, vi è stato nell’individuazione del punto maggiormente critico della riforma: ovviamente parliamo della delega in bianco contenuta nella legge che conferisce al Governo la più ampia discrezionalità in sede di determinazione dei compensi che ci spetteranno fra 4 anni, allorquando la riforma entrerà a regime.
L’intera assemblea, alfine, ha concordato, sulla certezza della proroga alla scadenza del 31 maggio e sulla certezza dei quattro mandati quadriennali.
Individuati gli aspetti positivi, negativi e critici, è stata automaticamente determinata, per approvazione unanime del direttivo nazionale, quale dovrà essere la strategia da seguire nell’imminente futuro, già a partire dalla data di presentazione dei primi schemi di decreti delegati al Consiglio dei Ministri, preventivata per venerdì 13 maggio, che presumibilmente riguarderanno la normativa transitoria e la parte ordinamentale :
- Accentuazione delle pressioni sulle forze governative, politiche ed istituzionali, al fine di perseguire, in maniera piena, gli obiettivi che da sempre ci siamo posti e che restano fermi (continuità fino all’età pensionabile, ossia sino a 70 anni, congrui compensi, tutela previdenziale ed assistenziale, garanzie ordinamentali di indipendenza del giudice e di esercizio del diritto di difesa nei procedimenti disciplinari e paradisciplinari)
- Immediato avvio della procedura per la proclamazione dello sciopero nel caso in cui già i primi schemi di decreti attuativi di imminente presentazione (che dovranno passare per i pareri obbligatori del CSM e delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato) manifestino delle criticità o comunque ledano diritti riconosciuti nella legge delega, anche in deroga alle procedure previste dal codice di autoregolamentazione nel caso di gravi lesioni di interessi costituzionalmente protetti (come consentito da plurime delibere della Commissione di garanzia per lo sciopero nei servizi pubblici essenziali);
- Avvio delle azioni giudiziarie interne prima delle ferie estive, in particolare presentazione del ricorso collettivo al TAR Lazio per il riconoscimento del rapporto di pubblico impiego e presentazione di ricorsi individuali plurimi al Giudice del Lavoro per il riconoscimento dei contributi previdenziali non versati, dell’indennità di funzione, delle indennità per le ferie mai godute e, limitatamente ai colleghi già cessati dal servizio, del trattamento di fine rapporto (per tali ultime azioni i colleghi devono contattare privatamente il nostro Presidente Onorario Gabriele Longo – mail: gabriele-longo
@tiscali.it); - Presentazione di una denuncia integrativa alla Commissione Europea sugli aspetti negativi e critici della riforma che reiterano o accentuano le violazioni già contestate alle direttive comunitarie sul lavoro a tempo determinato ed a tempo parziale (in particolare in materia stipendiale, previdenziale e pensionistica, diritto alle ferie retribuite, tutela della salute e della maternità, etc…), con specifica richiesta di avvio della procedura di infrazione e, come da prerogativa della CE, di immediata formulazione di prescrizioni vincolanti al Governo Italiano.
- Organizzazione di un convegno nazionale sulla riforma con la partecipazione di tecnici, costituzionalisti, rappresentanti della magistratura e dell’avvocatura;
- Accentuazione dei comunicati stampa sugli aspetti negativi e critici della riforma;
- Indizione di assemblee in tutti i distretti;
- Ogni altra forma di protesta utile e necessaria, a seconda degli accadimenti che si verificheranno nei prossimi giorni e mesi, a partire da manifestazioni e conferenze stampa per arrivare alla sospensione dal servizio laddove si appalesi una condotta del Governo gravemente lesiva dei nostri diritti.
Il Segretario Generale
Alberto Rossi
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